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La terra del verme

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Allora donatemi

il cerchio e la croce. Non temete

questa parola che nasce

in altri mondi, dove nerissimi

gigli affliggono e azzannano.

 

Amate anche il canto

finale del passero; le astuzie

che nutrono i morti. Altrove

è la terra del verme, ma solo

al di qua puo’ regnare col cuore.

 

Prima che carne nient’altro

che carne nutrì il fiore ossuto.

Prima che acqua nient’altro

che acqua devastò la mancanza

di forma: tutta loro è la colpa.

 

Ecco, amate

ostinati la grazia, le impervie

vie della sorte e mai, mai

la sciagura dello stare. 

 Marion Zimmer - 23/08/2017 18:43:00 [ leggi altri commenti di Marion Zimmer » ]

Caro Mattia, Kamilla, assai provata si è presa una breve vacanza, faccio parte anch’io della Gilda. Mi ha detto di farti sapere che ti scriverà presto e solo ti dice che quando l’io ci abbandona, per prima compare la gioia... anche solo uno sbuffo, ma la gioia...

 Amina Narimi - 20/08/2017 13:59:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Tornerò a dirti dopo l’afasia...ora riesco solo a sussurrare che lascia stupefatti gli occhi chiari

 Cristina Bizzarri - 20/08/2017 11:28:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

L’ho letta con immenso piacere come qualcosa che va ripetuto, cantato. Come un inno. Che bella e lieve e grave.

 tarantino - 20/08/2017 02:52:00 [ leggi altri commenti di tarantino » ]

Cara Kamilla,
mi dispiace molto che questa volta non ti sia piaciuto il mio testo. Il tuo consiglio mi ha fatto sorridere, perché scappare a gambe levate è l’unica cosa che vorrei fare davvero, e l’unica che non potrò mai realizzare. Però, ecco, mi ha rallegrato che tu abbia avuto il coraggio di dirmelo, perché ne avevo un forte bisogno: sapere che questo strazio è divenuto evidente, e che qualcuno l’ha colto, anche posandomi una mano sulla spalla, è davvero importante per me.
Solo una cosa: l’io non c’è. Non so cosa sia quella prima persona, quel singolare, non so quali e quanti io ci siano in una vita. Forse costeggiano una zona di tenebra, come hai osservato, o forse la stanno già solcando. Allora la mia poesia non è autocompiacimento, ma una terribile presa di consapevolezza, una preghiera, un’invocazione costretta a chiunque possa leggermi e fare quel che hai fatto tu. Se non altro, imploro: non si abbia paura di questa parola, questa strana forma chiamata poetica, non ci si vergogni del volo del passero, ma al contempo non si ami lo stare, l’essere, l’io per l’appunto. Tutto ciò che abbiamo al di qua, ed è questa la tesi della mia poesia, è governato dal cuore e dal verme. Vorrei tanto che qualcuno mi indicasse altre vie, un’altra sorte: ma, per ora, anche le strade più fantasiose si sono rivelate succubi di questo governo che puo’ essere solamente nerissimo.
Mi ha fatto innegabilmente piacere la puntualità della tua lettura, che da un po’ di testi a questa parte aspetto sempre: ci sono vicinanze inaspettate e tanto care.

Mattia

 Kamilla ’Na Margalys - 20/08/2017 02:34:00 [ leggi altri commenti di Kamilla ’Na Margalys » ]

Caro Mattia, altre volte ho apprezzato la tua poesia, ma questa volta il tuo testo mi appare appesantito da un’autocompiacimento dell’io...che costeggia una zona di tenebre. Un consiglio: scappa a gambe levate.

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